Page 3 - Cronaca di un anno rotariano - 2018-2019
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5 luglio 2018 anno rotariano 2018 - 2019 Scopriamo insieme le storie dimenticate di Bergamo “Fuori porta: Astino e la sua storia” Rotary Club Bergamo Sud Bollettino n. 732 (01) responsabile Edoardo Gerbelli     Ripercorrendo i luoghi storici di Bergamo, come è usuale per il nostro Club da alcuni anni, questa volta abbiamo scoperto un utilizzo dell'ex Convento di Astino abbastanza insolito. Per ben sessant'anni, nel 1800, è stato sede del reparto di libri e documenti prestati da archivi e biblioteche Psichiatria dell'Ospedale di Bergamo. Come ci ha raccontato la dottoressa CIVAI che ci ha accompagnato tra le sale utilizzate per tale funzione, questa sezione staccata dell'Ospedale Maggiore era considerata una eccellenza per le cure psichiatriche, tanto che, allora, si era pensato di raddoppiare gli spazi con la costruzione di un nuovo padiglione ad ovest dell'attuale complesso monastico. Questa è una storia dimenticata, ci dice la dottoressa Alessandra Civai e la mostra vuole raccontarci questa parte a molti “oscura”. La mostra offre una prima ricostruzione sulla destinazione ottocentesca del monastero di Astino a manicomio cittadino. Di questo periodo (dal 1832 al 1892) restano ancora testimonianze storiche e tracce visibili nel monumento, come scritte, disegni dei malati, ganci sui muri, vasche per la balneoterapia che parlano di storie di sofferenza e speranza. Seguendo il percorso espositivo, volutamente allestito negli spazi che un tempo risuonavano dei lamenti dei folli, si riprende contatto con una realtà oggi dimenticata ma vivissima nella Bergamo del tempo, raccontata attraverso le storie non solo dei luminari della scienza medica, che vi attuarono importanti novità, ma anche e soprattutto dei tanti malati, che vi furono internati e che con le loro sofferenze e speranze offrono uno spaccato inedito ed emozionante in cui specchiarsi. “... Dopo la soppressione napoleonica e l’abbandono dei monaci vallombrosani, - ci racconta la dottoressa CIVAI - all’inizio dell’Ottocento il monastero di Astino fu scelto come nuova sede del manicomio cittadino, ritornando così ad essere un luogo dove di Bergamo, quali la Biblioteca Civica A. Mai e Archivi storici comunali, l’Archivio di Stato di Bergamo e l’Archivio Storico dell’Ex Ospedale Psichiatrico. Si verrà così a sapere quali furono i medici lungimiranti e preparati che a Bergamo tentarono di umanizzare il trattamento dei malati su modello della “cura morale” applicata dall’alienista francese Philippe Pinel, che a Parigi “spezzò le catene” ai folli, quali modifiche subì il monastero per accogliere i malati, come trascorrevano le giornate i folli, quali erano i nuovi criteri di attenzione al malato e soprattutto quali erano le storie di questi uomini e di queste donne.” Dopo questa interessante scoperta la nostra prodiga Delfina FAGNANI, ci ha consegnati nelle “mani” di Mauro ZANCHI. Guida da noi conosciuta in quanto ci ha illustrato le precedenti due mostre fotografiche allestite sempre presso le sale dell'ex Monastero di Astino. La trilogia viene chiusa – come spiega Zanchi – con una rassegna di oltre cinquanta scatti in una mostra esclusiva, promossa da Fondazione MIA, curata da Corrado Benigni e Mauro Zanchi, per raccontare uno dei più importanti maestri della fotografia italiana riconosciuto a livello internazionale: Franco Fontana. La mostra conclude una trilogia dedicata al paesaggio, dopo le esposizioni e i cataloghi dedicati a Luigi Ghirri (2016) e Mario Giacomelli (2017). Si sviluppa in quattro sezioni, dove sono visibili le serie degli orizzonti marini, dei paesaggi campestri, di quelli urbani, e delle ombre, intese come presenze assenze. Di cosa parliamo quando parliamo di paesaggio? In questa domanda s’inscrive oggi la questione convergevano l’interesse e l’attenzione dei cittadini. Scopo dell’iniziativa è di riportare all’attenzione del pubblico un’importante fase storica dell’edificio e offrire un’occasione di approfondimento, frutto di un’accurata indagine storica. Perché fu scelto l’ex monastero di Astino come nuova destinazione del manicomio cittadino? Perché viene considerato il “primo ospedale psichiatrico di Bergamo”? Quali furono gli importanti cambiamenti portati rispetto alla Casa de’ Pazzi della Maddalena? Come vivevano e come erano curati i folli nella nuova struttura? La mostra vuole dare risposte a questi interrogativi, valorizzando le testimonianze ancora presenti nel monastero e mostrando progetti architettonici, cartelle cliniche, antichi pag. 2 


































































































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