Page 64 - Bollettino del Rotary Club Bergamo Sud
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Nel mondo occidentale negli ultimi 10 anni gli studi riguardanti l’HIV hanno permesso un aumento delle possibilità di prevenzione e di terapia con notevole miglioramento della sopravvivenza e delle qualità di vita dei malati. Nei Paesi in via di sviluppo risulta invece molto difficile effettuare tali terapie per la mancanza di risorse economiche e di strutture sanitarie.
In questi ultimi anni è stata messa a punto una terapia con un farmaco, la Nevirapina, che somministrata alla madre durante il parto e al neonato entro le prime 48 ore di vita è in grado di ridurre la trasmissione dell’AIDS nell’ 80- 85% dei casi. Tale farmaco risulta pertanto indicato soprattutto nei Paesi in via di sviluppo per il suo basso costo, per l’efficacia e per la semplicità di somministrazione.
Numerosi studi hanno inoltre evidenziato come l’allattamento materno aumenti il contagio del 15-16%, indicando il latte artificiale come possibile fonte alternativa di nutrimento.
IL PROGETTO MALAWI: INIZIO NEL 2002
Il Rotary Club Bergamo Sud ha avviato il Progetto Malawi nel Febbraio 2002 presso la missione cattolica di Namwera, con l’obiettivo di ridurre il rischio di trasmissione per via verticale dell’infezione da HIV attraverso un trial che fosse il più possibile semplice ed economico così strutturato:
• esecuzione di un prelievo venoso per il test per gli anticorpi anti-HIV da proporre alle donne in gravidanza
• trattamento antiretrovirale con Nevirapina per le donne HIV-infette in gravidanza e per i loro neonati:
• 1. Nevirapina cp 200 mg per os in monodose durante il travaglio da somministrare alla donna
• 2. Nevirapina 2 mg/kg da somministrare al neonato per os entro le prime 48-72 ore di vita
• fornitura di latte artificiale per il primo anno di vita per l’allattamento dei figli di madre HIV- positiva
• esecuzione di un prelievo per il test per gli anticorpi anti-HIV da eseguire nei figli al compimento dei 18 mesi.
• Complessivamente il costo della terapia e dell’allattamento artificiale per un anno era di circa 180 EURO per ogni bambino.
SITUAZIONE NEL 2003
Nel 2003 si sono verificate alcune condizioni favorevoli alla prosecuzione del progetto:
• L’inaugurazione nel Febbraio 2003 di un ospedale a Masuku, a pochi chilometri dalla
missione di Namwera dove vengono concentrate tutte le gravidanza a rischio e seguite da una équipe medico-infermieristica che assicura una migliore assistenza in generale ed in particolare una più stretta adesione al nostro progetto. Il progetto è stato quindi trasferito dalla missione di Namwera all’ospedale di Masuku.
• La possibilità di acquistare in loco farmaci e latte artificiale grazie ad alcune agevolazioni governative, con conseguente minor costo per il trasporto e minor rischio di furto.
PRINCIPALI PROBLEMI E LORO POSSIBILI SOLUZIONI
Una conseguenza drammatica della malattia è il gran numero di bambini orfani di genitori malati che non dispongono di terapie per motivi economici. Quando un bambino perde la madre spesso si trova in uno stato di completo abbandono, con conseguenze molto gravi se questo avviene nei primi anni.
Pertanto si è chiesto di poter estendere la cura ai genitori, o perlomeno alla madre del bambino, per consentire a quest’ultimo di essere allevato fino a un’ età in cui sono maggiori le possibilità di una sopravvivenza autonoma.
I costi della cura ai genitori sono maggiori e sono stimati in 700 Euro per genitore per anno; il costo previsto per la profilassi di ciascun neonato è di 180 Euro, il costo per la coppia madre – bambino è quindi di 880 Euro.
Un altro problema è costituito dalle carenze culturali che, oltre a quelle igieniche, sono causa della diffusione della malattia. E’ di estrema importanza il supporto di personale, solitamente infermieristico, che svolga attività di educazione sanitaria e prevenzione nei villaggi, presso le donne e le loro famiglie, per prevenire il contagio.
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